Piero Chiara NEI VORTICI LEGGERI Un ricordo lontano spinge il narratore a ritornare in una piccola località francese che aveva visto, un tempo, un suo momento d amore insieme a una donna. Qualcosa è cambiato, nei luoghi, ma assai poco: quanto basta per introdurre una leggera inquietudine, ma nulla più. Il passato non ha assunto importanza tale, da imporre malinconia o rimpianto al protagonista che si appassiona invece assai più al presente: una donna non più giovane attira la sua attenzione e non cessa di occuparlo anche nel viaggio di ritorno. Chi è la donna? Lo spettro della giovane di allora? La personificazione del ricordo? La materializzazione del tempo passato e irrecuperabile? Forse nulla di tutto questo: forse è soltanto una donna reale, spinta allo stesso luogo da motivi molto diversi da quelli del protagonista. Forse è soltanto la mente umana che cerca in ogni caso collegamenti e misteri, anche dove il caso opera quietamente e senza altri fini che quelli di far continuare la vita, in un modo o nell altro. Piero Chiara (Luino, Varese, 1916 - Varese 1986) compì studi irregolari durante un adolescenza inquieta e caratterizzata da viaggi e lavori precari. Costretto a fuggire in Svizzera durante gli ultimi anni della Seconda guerra mondiale, riprese a viaggiare negli anni successivi al conflitto, diventando intanto traduttore e collaboratore di riviste e quotidiani. Tra le sue opere più note, si possono ricordare Il piatto piange (1962), L uovo al cianuro e altre storie (1969), I giovedì della signora Giulia (1970), Il pretore di Cuvio (1973), La stanza del vescovo (1976), Il cappotto di astrakan (1978), Una spina nel cuore (1979). da Piero Chiara, Viva Migliavacca!, Milano, Mondadori, 1982 307