Luigi Pirandello NELL ALBERGO MORTO UN TALE Un grande albergo di una città portuale; un brulicare di esistenze dentro e fuori le stanze che le ospitano brevemente e subito le vedono partire, senza che una anche piccola parte di loro possa lasciare traccia di un passaggio che è come quello degli uomini nella vita: privo di un dopo e di un prima. Sono preoccupazioni, manie, superbie e modestie che si intrecciano e si sommano tra loro, senza che tutto ciò abbia un senso: è semplicemente quanto accade; nulla di più. Poi, all improvviso, una delle mille formiche che si affannano e corrono in questo carosello che sembra impazzito, non risponde all appello, la morte colpisce, ma sembra che lo abbia fatto a caso, senza un motivo, senza un segnale che predisponesse la vittima o chi per professione si occupa momentaneamente di lei. Un momento di confusione, ma poi tutto riprende, superficiale e privo di scopo come prima. Luigi Pirandello (Agrigento, 1867 - Roma, 1936) ha indagato con accanimento il tema della solitudine dell individuo, della sua irrilevanza all interno di una società che non lo conosce e non desidera conoscerlo, tanto che ognuno finisce per diventare ignoto anche a se stesso. Prima la sua abbondante narrativa (Il fu Mattia Pascal del 1904, Uno nessuno e centomila del 1925 e Novelle per un anno, pubblicate in un ampio arco di tempo), poi la sua produzione teatrale (Sei personaggi in cerca d autore del 1921, Questa sera si recita a soggetto del 1930, e altri) per la quale ebbe il premio Nobel nel 1934, sono tutte organizzate intorno al tema della necessità di accettare più o meno consapevolmente il ruolo che la società ci assegna, senza alcuna possibilità di ribellarci. da Luigi Pirandello, Candelora, Firenze, Bemporad, 1929 75