Francis Bret Harte LA FORTUNA DI ROARING CAMP I racconti californiani di questo scrittore nascono forse dall esperienza diretta, ma non hanno solo un carattere realistico. Sullo sfondo compaiono spesso villaggi in legno, rischiosi tragitti in diligenza, giustizia sommaria, senso di lontananza e desolazione. Anche i personaggi sono adeguati: avventurieri, ladri, prostitute, cercatori d oro o d argento, quasi tutti in fuga dal proprio passato e tesi alla conquista di un improbabile colpo di fortuna, protagonisti della vita difficile agli avamposti di una civiltà. Il tono, tuttavia, è quello di un particolare romanticismo di vena prettamente nordamericana, destinato ad ispirare gran parte del cinema tradizionale statunitense. Nella storia che segue, un bimbo, nato per caso tra rozzi minatori, viene da loro adottato, allevato e fatto oggetto di commoventi, primitive manifestazioni di affetto. Poi una piena spazza via la capanna del bambino, ma pure il finale tragico è illuminato da un orgogliosa tenerezza. Lo stile, permeato altrove da una lieve ironia malinconica, rappresenta qui un incantevole fusione di pittoresco e patetico, sebbene la verità sia subordinata alla ricerca di effetto. Nato ad Albany (NY) da immigrati canadesi di origine ebraica, Francis Bret Harte (1836-1902) si recò giovanissimo in California, dove s interessò alla tipica cultura delle terre di frontiera e lavorò come giornalista. Per le polemiche suscitate dai suoi interventi in difesa di Messicani e Indiani, si trasferì a Boston (MA) e pubblicò sul famoso periodico Atlantic Monthly . In seguito rivestì incarichi consolari in Prussia e Scozia, prima di morire a Londra, povero e dimenticato. La sua produzione fu considerevole: dalle gustose parodie dei Condensed Novels (1867) a La fortuna di Roaring Camp e altre storie (1870); dal romanzo Gabriel Conroy (1875) a varie versioni teatrali delle sue opere e a molte altre raccolte di racconti e poesie. da F.B. Harte, in Americana, Milano, Bompiani, 2002, trad. it. di E. Montale 39