Ernest Hemingway CAMPO INDIANO Da bambino, Hemingway trascorse spesso le vacanze nel paesaggio ancora quasi di frontiera dell alto Michigan, tra laghi e foreste, seguendo il padre medico, appassionato di caccia e di pesca, anche nelle visite agli ammalati delle riserve indiane, dove provò le prime violente impressioni del dolore e della morte. Il racconto riflette proprio quelle esperienze personali e sottende un discorso più vasto sulle condizioni dei pellirosse sopravvissuti al genocidio delle cosiddette guerre indiane (1830-1890), ma ormai sradicati dalle terre d origine e ridotti a uno stato miserevole di abbrutimento e degradazione. Un medico, lassù nel Michigan, portando con sé il figlio, va ad aiutare un indiana durante un parto difficile. La donna patirà molto, perché manca ogni mezzo per alleviarne le sofferenze; e il marito si ucciderà, incapace di sostenere la situazione. Eppure, l ultimo pensiero della breve storia sembra riaffermare un intenso amore per la vita. Volontario in Italia nel primo conflitto mondiale, corrispondente da Parigi per importanti testate americane, combattente nella guerra di Spagna, premio Nobel 1954, Ernest Hemingway (1899-1961) era nato a Oak Park (IL). Rinunciò all università, cui preferì il giornalismo attivo, e si dedicò alla narrativa. Intese sostanzialmente la letteratura come specchio della propria vita: dalle esperienze di viaggio (Fiesta, 1926) a quelle di guerra o di rischio (Addio alle armi, 1929; Morte nel pomeriggio, 1932; Verdi colline d Africa, 1935; Per chi suona la campana, 1940); dal clima di intensità esistenziale de I quarantanove racconti (1938) al ripiegamento amaro delle ultime opere (Di là dal fiume e tra gli alberi, 1950; Il vecchio e il mare, 1952; e il postumo Isole nella corrente, 1970). Morì suicida a Ketchum (ID). da E. Hemingway, I quarantanove racconti, Milano, Mondadori, 1999, trad. it. di V. Mantovani 83