Kurt Vonnegut BASTA CON IL FANGO La ricerca scientifica, secondo Vonnegut, non è più un mezzo per migliorare il mondo, ma quasi un gioco capriccioso, che può mettere a repentaglio la sorte del genere umano. Ad esempio, l ibernazione artificiale del globo terrestre è la minaccia intravista nella conclusione di questo fantasioso romanzo, in cui uno scrittore che lavora a un opera dedicata alla strage di Hiroshima (6 agosto 1945), sta indagando sull immaginario fisico Felix Hoenikker, premio Nobel e padre della bomba atomica, ormai defunto. Nel brano che segue, durante l'intervista al dottor Breed, un collega dello scienziato, si apprende che, prima di morire, egli aveva trovato il modo di congelare l acqua ad alte temperature, con conseguenze disastrose. Naturalmente, non è l attendibilità dei nomi o dei fatti che interessa Vonnegut, ma la satira di un certo tipo di scienza, utile, tutt al più, come nel caso in questione, a rendere meno faticose le marce dei marines nelle paludi e nel fango. Tuttavia, alla fine del dialogo, l incalzare delle domande del protagonista rivela timori reali e diffusi nei confronti delle terribili potenzialità di alcune scoperte della nostra epoca. Lo scrittore statunitense di origine tedesca Kurt Vonnegut (Indianapolis, 1922), appena iscritto alla Facoltà di Biochimica, è chiamato alle armi, nel 1940, e poi fatto prigioniero dai tedeschi a Dresda. Tornato negli USA, va a vivere a Chicago, studiando Antropologia all Università e lavorando come giornalista. Lasciato l impiego, si dedica alla narrativa, disegnando scenari inquietanti di alienazione, causati dal presunto progresso della civiltà atomica e da una tecnologia esasperata. Tra i suoi romanzi più riusciti si distinguono Mattatoio n. 5 (1969) e Il grande tiratore (1981). Nel 2003 ha pubblicato il saggio autobiografico Destini peggiori della morte. da K. Vonnegut, Ghiaccio-nove, Milano, Feltrinelli, 2003, trad. it. di D. Vezzoli. 115