Ray Bradbury LA MACCHINA VOLANTE Questo apologo narra un mirabile evento, accaduto in tempi remoti nella Cina favolosa. Un uomo costruisce un primitivo velivolo di carta e di giunchi, più simile a un parapendio senza paracadute che ad un vero e proprio aliante, si getta da un picco e riesce a volare nel cielo. L imperatore viene a saperlo e ne rimane sconcertato, temendo la conquista dell aria come possibile fonte d invasioni, di guerra, di morte. Perciò, interroga quell uomo e si stupisce che non abbia pensato alle conseguenze dell invenzione, prima di realizzarla. Poi, decide di prendere provvedimenti: ingiusti, se si considera che i futuri aerei saranno anche indispensabili mezzi di trasporto e portatori di vita; inutili, se si riflette sull impossibilità di mantenere a lungo un isolamento artificiale, simboleggiato dalla Grande Muraglia cinese, o di rimanere ancorati quasi esclusivamente alla natura. Infine, riprende a trastullarsi con un innocuo carillon meccanico, raffigurante un microcosmo sereno e tranquillo, unico mezzo illusorio per godere di un mondo chiuso, isolato e ben definito. Nonostante le apparenze, il racconto non è antitecnologico o contro la scienza, ma intende solo far riflettere sui modi con cui la si usa. Il narratore statunitense Ray Bradbury (Waukegan, 1920), trasferitosi dall Illinois in California, ha cominciato giovanissimo a pubblicare racconti fantascientifici su importanti riviste. La definizione di scrittore di fantascienza , però, è riduttiva per lui, perché la sua narrativa è estremamente originale ed eterogenea. Sono ormai classici, fra le altre, la raccolta di racconti Cronache marziane (1950) e, fra i romanzi, Fahrenheit 451 (1953). Bradbury è stato anche sceneggiatore cinematografico e ha lasciato un impronta nella letteratura gialla (Omicidi d annata, 1984), sempre ottenendo consenso di pubblico e di critica in tutto il mondo. da R. Bradbury, Le auree mele del Sole, Piacenza, SFBC, 1964, trad. it. di R. Rambelli. 61