Edwin Abbott TERRA PIATTA La Flatlandia è una terra bidimensionale come una carta geografica, abitata da figure totalmente piane. La loro società, a predominio statale, è conservatrice, conformista e rigidamente suddivisa in classi, secondo la configurazione geometrica dei singoli. Delle caste più basse fanno parte le donne, una delle invenzioni più ironiche dell autore, la cui apparente misoginia è solo satira antivittoriana. Le flatlandesi, esseri filiformi e passionali, sono brevi segmenti appuntiti come aghi, con un occhio e la bocca su una delle estremità. Se un maschio si accosta per caso al posteriore di una femmina, può rimanerne trafitto; perciò, uno dei tanti, troppi regolamenti locali impone alle donne di dimenare spesso il di dietro per renderlo visibile e limitare incidenti. Questo e altro si legge nella sezione presentata del lungo racconto. Nelle parti successive, gli abitanti verranno a contatto fortuito con una per loro inconcepibile Sfera, la cui esistenza rifiuteranno; e un Quadrato, che è stato in altri mondi, fra cui quello tridimensionale, sarà il narratore di tutta la storia. Accusato di sedizione, chiuso ormai da sette anni nel duro carcere di Flatlandia, cerca invano di dare testimonianza di ciò che ha visto, ma nessuno vuole credergli; ed egli è ancora là, senza speranza, a vaneggiare di Cilindri e di Cubi. Il reverendo Edwin Abbott (Londra, 1838-1926), rettore e docente in una delle migliori scuole inglesi dell epoca, affermò i vantaggi di una cultura moderna e unitaria, introducendo la chimica e la letteratura contemporanea nel piano di studi classici e sostenendo che anche il mondo della scienza non può fare a meno della forza progressista dell immaginazione. ricordato soprattutto per la parabola scientifica Flatlandia, comparsa anonima nel 1882 e ormai considerata un classico della letteratura fantastica, oltre che una delle prime riflessioni sulla quarta dimensione, quasi un anticipazione narrativa della teoria della relatività. da E. Abbott, Flatlandia, Milano, Adelphi, 2004, trad. it. di M. d Amico. 99