Goffredo Parise PATERNIT meglio essere permissivi o severi nell educazione dei figli? L ideale, come sempre, sarebbe un giusto equilibrio, quello che Piero, il padre protagonista del seguente racconto, certo non ha mai posseduto. Piero stravede e trabocca d amore per i figli: è tenero, troppo indulgente, cede a qualsiasi richiesta, mercanteggia manifestazioni d affetto, per altro respinte con ritrosia. Evidentemente, il suo cieco amore per loro gli ha fatto dimenticare che i figli hanno bisogno del padre come presenza affettiva, ma anche come modello di sicurezza cui affidarsi e in cui rispecchiarsi. La storia, esasperata e in parte indefinita, ha il fascino di una parabola sulle difficoltà del compito di genitori. Esserlo è abbastanza facile, farlo è un mestiere difficile: amare i figli, ma non soffocarli; capirne le necessità e soddisfarle, ma non essere troppo permissivi; seguirne la formazione senza commettere errori. Del resto, anche i figli adolescenti, per quanto facciano mostra di indisponibilità e talora di ribellione, si aspettano di essere guidati e, se occorre, ripresi e indirizzati al meglio. Non ricorderanno con benevolenza la latitanza o il lassismo del padre, o ne approfitteranno quasi per rivalsa, proprio come i figli di Piero. Goffredo Parise (Vicenza, 1929 - Treviso, 1986) visse a lungo a Milano e a Roma. Autore di romanzi di grottesca ironia e acuta analisi degli aspetti alienanti della società (Il ragazzo morto e le comete, 1951; La grande vacanza, 1953; Il prete bello, 1954; Il fidanzamento, 1956; Il padrone, 1964), passò poi a toni introspettivi con i racconti raccolti ne Il crematorio di Vienna (1969) e in Sillabario I (1972) e Sillabario II (1982), spesso alla dolorosa ricerca dei diritti del cuore. Autore di testi teatrali, soggettista e sceneggiatore cinematografico, scrisse anche validissimi reportage dall estero. da G. Parise, Sillabari, Milano, Mondadori, 1984. 115