3. Famiglia e letteratura Vasta e profonda è stata l influenza delle varie strutture familiari nelle società che si sono succedute dalla preistoria ai nostri giorni, e l esistenza della famiglia è all origine di un ampia zona della coscienza etico-sociale dell umanità. Non è quindi casuale che intorno alla famiglia si muovano così estese e intense manifestazioni della mente umana, letteratura compresa. Già negli antichi poemi omerici era spesso celebrata la devozione dei figli verso i genitori. Dovranno, però, trascorrere molti secoli, prima che la letteratura cominci a occuparsi a fondo dell argomento. Solo l ottocentesca scoperta della realtà, dal particolare realismo romantico al naturalismo positivistico, porterà a risultati di rilievo, con lo sviluppo della narrativa. Tra gli autori in oggetto primeggiano il francese Honoré de Balzac, che trattò le traversie e i rapporti interpersonali di una famiglia borghese e difficile (da Eugenia Grandet 1833 a Papà Goriot 1835); l inglese Charles Dickens, che descrisse la dura scuola della vita di giovani con famiglie incapaci, ostili o pressoché inesistenti (da Oliver Twist 1838 a David Copperfield 1850); i russi Lev Tolstoj, con i racconti autobiografici di Giovinezza (1857), molti dei quali dedicati alla figura del padre, e Ivan Turgenev, che affrontò il tema dei conflitti generazionali (Padri e figli 1862); il francese mile Zola, con I Rougon-Macquart, storia naturale e sociale di una famiglia sotto il secondo impero, un ciclo di romanzi (1871-1893) sulla vita privata della sua epoca; e il verista Giovanni Verga, con I Malavoglia (1881), storia di una famiglia patriarcale in dissoluzione. Sempre nell Ottocento, anche la narrativa per l infanzia, in parallelo all evolversi della pedagogia, produsse testi destinati a rimanere quasi d obbligo per almeno due o tre generazioni. Si passò dalle fiabe (1812-1822) dei fratelli Grimm e da quelle (1835-1872) di Hans Christian Andersen al settore miserabilistico o comunque lacrimevole di Hector-Henry Malot (Senza famiglia 1878, seguìto da In famiglia 1893) e di Francis Burnett (Il piccolo Lord 1866); dal più sereno Piccole donne (1869) di Louisa May Alcott sino al vertice di apologia borghese di virtù civili e familiari rappresentato da Cuore (1886) di Edmondo De Amicis. Nel primo Novecento, alcune opere lasciano un impronta letteraria significativa: I Buddenbrook (1901), ritratto di una famiglia borghese e della sua decadenza, del tedesco Thomas Mann; le intime 14