Hermann Hesse AMICIZIA Un litigio, un dissenso profondo possono divedere due amici, possono far affiorare ricordi sgraditi, momenti amari, fino a mettere in dubbio la realtà stessa di un amicizia che era sembrata eterna. In quei momenti, il dispetto si allea con la voglia di dimostrare a se stessi di essere autonomi, di non aver bisogno di alcun appoggio, di alcuna particolare simpatia. Si arriva a rimproverare all amico assente quelle stesse caratteristiche che, fino a poco prima, ne facevano il confidente preferito, una specie di secondo se stesso. Occorre tempo perché l animo si chiarisca a se stesso e impari a distinguere ciò che vi è di vero e ciò che l irritazione ha invece inventato, circa il rapporto interrotto. E, se prevale la consapevolezza di star perdendo l amico migliore, non resta che una possibilità: prendere l iniziativa di cercarlo, mettendo magari da parte inutili orgogli e puntigli. Hermann Hesse (Calw, Germania, 1877 Montagnola, Svizzera, 1962) ebbe padre tedesco nato in Estonia e madre nata in India da padre tedesco e madre svizzero-francese; gli fu impartita un educazione piuttosto severa, causa probabile del carattere ribelle che poi sempre dimostrò. Formatosi nella biblioteca del nonno materno, profondo conoscitore dei dialetti indiani, rifiutò gli studi di teologia cui la famiglia lo aveva destinato, arrivando a fuggire dal collegio e a tentare il suicidio. Dopo vari mestieri (e un ricovero in una clinica psichiatrica), si dedicò alla letteratura. Dopo aver viaggiato, si stabilì infine in Svizzera. Il successo letterario ebbe inizio in Germania, e si estese poi all Europa e infine al mondo, culminando nel 1946 con l assegnazione del Premio Nobel. Le sue opere principali sono: Peter Camenzind (1904), Demian (1919), Siddharta (1922), Il lupo della steppa (1927), Narciso e Boccadoro (1930), Il giuoco delle perle di vetro (1943). Da: Hermann Hesse, Amicizia, Milano, Newton, 2007. Traduzione di Mirella Ulivieri. 141