110 8 Marco, ambasciatore del Gran Khan Una mattina, Rustichello, mentre riprende in mano le sue carte e prepara la penna e l inchiostro, è colpito all improvviso da un idea. Guarda quello che è ormai diventato il suo più grande amico e gli domanda: «Fin qui,mi hai raccontato di viaggi meravigliosi,di luoghi straordinari, di personaggi splendidi. Ma di te hai detto pochissimo: che cosa hai fatto? Come sei stato accolto? Come trascorrevi le giornate? Voglio che nel libro ci sia anche la tua vita, capisci? Le geografia, sì, è una bella cosa, ma l aspetto umano, quello è ciò che emoziona la gente che legge! Marco annuisce, sorridendo. Se l aspettava: gli scrittori, alla fine, finiscono sempre lì, sui personaggi più che sui luoghi. Ebbene, adesso parlerà un poco di sé: «Ho scoperto già durante il viaggio che mi riusciva molto facile imparare le lingue straniere. Non so: credo che sia una dote che si ha o non si ha, come molte altre, del resto. Di sicuro, ognuno di noi ha una sua dote particolare: si tratta di scoprirla e di saperla sviluppare. Questo non significa che farlo non costi fatica. Tutto richiede sacrificio, attenzione, sforzo. Così, per me imparare le lingue era faticoso ma, allo stesso tempo, mi veniva naturale: dopo poco tempo trascorso alla corte del Gran Khan, sapevo già parlare, leggere e scrivere in quattro lingue diverse, oltre naturalmente alla mia e al francese1. Inoltre, mio padre mi aveva inse1 francese: questa lingua era, nel Duecento, comunemente parlata nell Italia settentrionale da chiunque avesse una certa cultura.