s Classe seconda 90 testi saggistici Prova 1 La vera ragione del razzismo 5 10 15 20 25 30 35 40 Chi l avrebbe mai detto che un pigmento nero o giallo della pelle o un taglio differente dell angolatura degli occhi, sarebbero diventati un pretesto per una discriminazione razziale? Eppure, essere neri o gialli in una società di bianchi, così come essere ebrei in un passato recente o musulmani oggi, genera sospetto e diffidenza. Io non penso che il razzismo scaturisca dal colore della pelle o dalle differenze culturali o religiose, ma sia piuttosto un sintomo che caratterizza le società sviluppate, attraversate da processi interni di disgregazione che minacciano l identità collettiva e le condizioni di benessere che, a causa della disgregazione, della mancanza di iniziativa e della corruzione dei costumi non si sa come difendere. E perciò, prima di identificare la propria patologia, si preferisce accusare lo straniero di essere causa della propria dissolvenza. Per ragioni economiche, dovute al fatto che nessuno di noi svolge più lavori che affidiamo agli stranieri (primo sintomo di disgregazione della società), accogliamo gli immigrati purché non si integrino (nonostante le chiacchiere che a questo proposito si fanno), perché la loro integrazione cancellerebbe le differenze socialmente percepibili tra Noi (che per difendere la nostra identità ci riteniamo superiori) e Loro (che accogliamo solo se si mantengono a un livello inferiore e subordinato). A ostacolare l integrazione non sono tanto Loro, quanto Noi che ci sentiamo minacciati di declassamento se anche loro hanno diritto a una casa, a un assistenza medica, a una pensione, ai vantaggi di uno stato sociale che Noi, a differenza Loro, abbiamo conquistato. Come opportunamente sostiene il politologo francese Pierre-André Taguieff, lo straniero è ritenuto «inferiore per il timore che un innalzamento del suo livello di vita comporti per noi un precipitare al suo livello, fino ad esserne sommersi, inglobati e risucchiati. L ostilità verso lo straniero nasce allora dal terrore del nostro declassamento, le cui cause vanno invece ricercate nell indolenza e nella scarsa capacità di sacrificio tipica delle società opulente. Per non riconoscere la nostra indolenza lavorativa e ideativa, che è alla base dei processi di disgregazione delle nostre società opulente, preferiamo adagiarci sul pregiudizio razzista secondo il quale nascere superiori o inferiori significa essere e rimanere tali senza sforzo. Il timore del declassamento e della perdita della nostra identità non vale solo nei confronti dello straniero, ma anche nei confronti dell universo femminile, la cui emancipazione è vissuta dall universo maschile come una minaccia. Di qui gli ostacoli che si pongono alle donne quando vogliono fare il loro ingresso ai livelli alti della società, mentre sono bene accolte quando si propongono in termini di «servizio : o come angelo del focolare o come appetizione sessuale. Alla base del razzismo c è, dunque, sempre il timore di perdere i propri privilegi, guadagnati magari anche con grandi sacrifici nel corso della storia, e che oggi si vogliono mantenere senza sacrifici, per il semplice diritto che ci deriva dall essere stati i primi ad averli conquistati.