La resilienza di un materiale rappresenta l’energia che può essere assorbita nel campo delle deformazioni elastiche. Un materiale si intende fragile se non assorbe grandi quantità di energia prima della frattura.
La resilienza viene valutata tramite la prova d’urto, che consiste nel lasciare cadere su un provino una mazza a pendolo oscillante. Ponendo la mazza ad una altezza opportuna si riuscirà a provocare la rottura del provino e la stessa mazza rimbalzerà sino ad una certa quota. La differenza tra l’energia potenziale iniziale e quella della quota di rimbalzo fornisce l’energia assorbita nella rottura.
Per i metalli la prova si esegue utilizzando il Pendolo di Charpy secondo la metodica UNI EN 10045.

Resilenza

2.2 GLI ACCIAI E LE GHISE

Le leghe del ferro, ovvero gli acciai e le ghise, sono tra i materiali più impiegati nell’industria chimica soprattutto perché, grazie alla versatilità dei processi produttivi ed ai numerosi trattamenti a cui possono essere sottoposti, è possibile ottenerli
con le caratteristiche desiderate per le più svariate necessità (v. Fig. 2.6).
Il ferro è un elemento relativamente abbondante, costituendo il 5,63% della crosta terrestre, ed è presente in natura per lo più combinato con ossigeno e in minore misura con zolfo o carbonato. La produzione mondiale di acciaio supera il miliardo di tonnellate annue utilizzando, per oltre il 40%, materiale ferroso proveniente dalla catena del riciclo, fattore che rallenta l’esaurimento delle risorse minerali.

La definizione e la classificazione degli acciai è regolata dal 2005 dalle norme ENI EN 10020, per cui si definiscono acciai le leghe ferro-carbonio con un tenore di carbonio inferiore al 2%. Nella maggior parte dei casi il carbonio è inferiore ad 1%, in alcuni tipi è presente solamente in tracce, mentre in alcuni acciai al cromo può essere superiore al 2%.

Classificazione delle leghe ferrose

Fig. 2.6 Classificazione leghe ferrose.
Fig. 2.6 Classificazione leghe ferrose.